Coronavirus e 5G: cinque argomenti contro la teoria del complotto

(Immagine:: Future)

Coronavirus e 5G. Dopo il primo periodo dell’emergenza, sono iniziate ad affiorare una serie di teorie complottiste tra le quali quella che collega la diffusione del virus alla nuova tecnologia.

Come nasce una teoria complottista? Per dare una risposta possiamo dire che servono due elementi:

  • Il primo è quello di una preoccupazione pre-esistente all’evento della teoria del complotto. Le preoccupazioni legate alla salute e al 5G non sono nuove e il dibattito va avanti ormai da tempo nonostante le evidenze che escludono danni alla salute.
  • Il secondo "ingrediente" per una teoria complottista è un evento sui cui all’apparenza si ritiene che le informazioni ufficiali non siano sufficienti perché vengono tenute nascoste.

Una volta trovati questi due ingredienti serve applicare il principio di causalità. Neanche la tecnologia, forse sopratutto la tecnologia, in questi casi viene tirata in ballo come dimostrano le teorie su coronavirus e 5G.

Tra le varie teorie in passato c’è era quella che l’influenza spagnola del 1918 fosse causata dall’invenzione della radio, mentre un’altra pandemia durante la Seconda Guerra Mondiale sarebbe stata causata dai “campi radar” e infine il virus del 1968 a Hong Kong sarebbe stato generato da “satelliti che emettevano frequenze radioattive”.

Nel caso italiano il dibattito, comune ad altre parti del mondo, è stato sollevato in questi giorni da un messaggio su Twitter pubblicato da Gunter Pauli, consigliere economico della Presidenza del Consiglio e teorico della cosiddetta "economia circolare".

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Nel messaggio vengono illustrati alcuni presunti nessi di causa-effetto ripetuti molto spesso dai sostenitori delle teorie complottiste. I principali sono: Wuhan è stata la prima città coperta del tutto con 5G, mentre il Nord Italia una delle prime regioni europee con copertura dello stesso segnale.

Anche personaggi della musica come la cantante americana R&B Keri Hilson, che ha oltre 4 milioni di follower su Twitter, ha rilanciato questo tipo di teorie che spesso vengono condivise sui social media come un post su Facebook che ha potuto contare su migliaia di condivisioni.

Vediamo però quali sono i dati scientifici su coronavirus e 5G.



1. Wuhan non è stata la prima città con il 5G

In Cina il 5G è stato lanciato in 50 città il primo novembre del 2019. Sprint Corporation, società americana di telecomunicazioni, già nel maggio scorso aveva iniziato a rendere operativa la propria rete Sprint True Mobile 5G in alcune aree di nove città americane. 

In tutto, secondo la società, la copertura del 5G negli Stati Uniti riguarda oltre 20 milioni di persone. Insomma, questo segnale ha iniziato a diffondersi più velocemente negli Stati Uniti che in Cina.

(Image credit: Sprint)

 2. Le frequenze del 5G sono conosciute da tempo

Come ricostruisce il sito Phone Scoop, alcune aziende stanno introducendo il 5G sulle stesse frequenze usate per il 4G usando antenne presenti da decenni su ripetitori e tetti delle case. Il 5G non è uno standard del tutto nuovo ma un’evoluzione del 4G e del ben conosciuto segnale sub-6 GHz.

Il 5G però può funzionare anche attraverso le frequenze di banda mmWave ed è questo l'aspetto sul quale, nella maggior parte dei casi, si chiede un approfondimento. Le mmWave, però, restano sempre onde radio e come ogni segnale di questo tipo sono non ionizzanti, quindi non trasportano sufficiente energia per incidere su atomi o molecole. Questo significa che si collocano sul lato “sicuro” dello spettro elettromagnetico.

Il punto è che in Cina si usa il segnale sub-6 GHz, uno standard che come dicevamo si conosce da tempo.

(Image credit: reuters)

3. Anni di studi smentiscono i rischi del 5G

Dopo sette anni di studi, l’ente terzo International Commission on Non‐ionizing Radiation Protection (ICNIRP), riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità, ha aggiornato le proprie linee guida per la protezione dalle onde elettromagnetiche (EMF). Quelle precedenti, del 1998, risultano ancora adeguate per il 5G ma questo ulteriore approfondimento mira a dare garanzie in più.

Il presidente di ICNIRP Eric van Rongen ha spiegato che «mantenendo applicate le nuove linee guida, le tecnologie 5G non causeranno alcun danno». Lo studio si basa sull’analisi di report scientifici condotti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, Commissione Europea e team di scienziati.

Per l'associazione GSMA, non proprio un ente super-partes dato che rappresenta i produttori del settore mobile, l’esposizione totale derivante da tutti i segnali 5G resta simile a quella delle reti mobili esistenti e ben al di sotto delle soglie di sicurezza internazionali appena aggiornate da ICNIRP.

(Image credit: Shutterstock / Suwin)

 4. Il coronavirus si diffonde in zone senza 5G

Il coronavirus è ormai una pandemia mondiale e si è diffuso anche in zone senza tecnologia 5G. Anche volendo ipotizzare che questa tecnologia in qualche modo possa favorire la diffusione del virus, basta vedere due stati come l’Iran e l’Italia dove i contagi sono cresciuti enormemente ma il primo ha in alcune zone la copertura 5G, mentre il secondo ne è totalmente sprovvisto. Anche la bellissima Malesia, pur non avendo questa tecnologia, è stata coinvolta nella pandemia.

(Image credit: Future)

 5. Conosciamo la natura del virus

Un recente articolo pubblicato sulla rivista Nature Medicine ha confermato che il nuovo coronavirus emerso nella città di Wuhan è il prodotto di un’evoluzione naturale. Non c’è, infatti, alcuna prova del fatto che l'agente patogeno sia un risultato di ingegneria genetica (leggi: prodotto in un qualche laboratorio).

(Image credit: Folding@Home / Alissa Eckert, MS; Dan Higgins, MAM)

Gli scienziati hanno inoltre rilevato come, qualora fosse stato realizzato in laboratorio, il virus mostrerebbe la struttura degli altri coronavirus dai quali sarebbe stato creato e che già conosciamo, quando in realtà ricorda di più i virus che si trovano nei pipistrelli e nei pangolini, ovvero le due specie dalle quali potrebbe essere avvenuto il fatidico salto all’uomo.