Il futuro della fotografia: quando i software supereranno il fotografo

(Image credit: Aakash Jhaveri)

Siamo certi che vi sarà capitato almeno una volta di navigare sulla home di Instagram e vedere degli scatti spettacolari realizzati con uno smartphone (magari uguale al vostro), per poi provare a replicarli senza riuscire a ottenere lo stesso risultato. 

Nella gran parte dei casi non è una questione di qualità dello smartphone, il problema sta nell’abilità di chi lo usa. Di norma infatti, chi riesce a realizzare buoni scatti con lo smartphone conosce bene i limiti della fotocamera e del software a sua disposizione. In parole povere lo stesso smartphone può dare risultati diversi se utilizzato con impostazioni manuali da qualcuno che ha delle basi di fotografia e un minimo di conoscenza dei software di post produzione. 

E se i nostri telefoni fossero in grado di regolare le impostazioni in base allo scatto che abbiamo in mente? 

Le fotocamere degli smartphone hanno fatto enormi passi in avanti negli ultimi anni. Oltre ad aumentare in termini di qualità e numero, sono anche diventate più facili da usare. Scattare una foto con uno smartphone recente è piuttosto semplice, soprattutto se si tratta di un modello di fascia alta. Questi funzionano piuttosto bene in ogni situazione, ma possono mostrare dei limiti qualora si voglia ottenere uno scatto che si discosta dall’ordinario. 

Per comprendere quali risultati si potranno ottenere con le fotocamere del futuro, dobbiamo prima conoscere i loro limiti attuali. Tutte le moderne fotocamere digitali utilizzano le onde luminose riflesse gli oggetti; queste entrano nella fotocamera passando attraverso una serie di lenti per arrivare al sensore, che ha il compito di processarle e convertirle in segnali interpretabili dal software come immagini. Ciò che differenzia un’immagine da un’altra è unicamente la variazione di uno o più di questi parametri. Alcuni fattori possono essere controllati, altri sono statici e bisogna imparare a gestirli.  

Per esempio, la ragione principale che distingue gli scatti di una reflex da quelli di uno smartphone è la grandezza del sensore. La dimensione è determinante in termini di qualità dell’immagine e di norma un sensore più grande produrrà un’immagine migliore in termini di dettaglio, profondità di campo e luminosità. Anche se i sensori degli smartphone odierni sono nettamente più grandi rispetto al passato, sono anche molto vicini al limite limite di grandezza che consente ai produttori di installarli all’interno di un telefono.

Dove non arriva la lente, entra in gioco il software 

(Image credit: Future)

Ma come si può migliorare ulteriormente la qualità se il limite hardware è inesorabilmente vicino? Compensando le carenze dei componenti con il software (o con una serie di software). Alcuni esempi: i singoli pixel adiacenti vengono combinati per creare pixel più grandi e migliorare la sensibilità alla luce (ISO). La profondità di campo viene aumentata con apposite funzioni come la modalità ritratto, in grado di riconoscere il soggetto e rimuovere il fuoco dall’ambiente che lo circonda. Dato che l’apertura non può essere modificata e aumentare il tempo di esposizione aggiungerebbe le vibrazioni all’equazione, gli smartphone utilizzano software di post processing che rendono le immagini più luminose, anche in assenza di un’adeguata illuminazione.  

Il software sta diventando centrale man mano che i telefoni si spostano verso la cosiddetta fotografia computazionale. Vi proponiamo un semplice test per comprendere meglio quali benefici possono derivare da queste innovazioni. Provate a scattare una fotografia a un oggetto posto in condizioni di luce scarsa in modalità automatica ( se avete una lampada dimmerabile vi basterà ridurre l’intensità della luce). Dopo aver scattato controllate i dati EXIF (di solito si trovano nella sezione “dettagli” dell’immagine) e prendete nota delle impostazioni utilizzate dal software per lo scatto. Passate alla modalità Pro (manuale), e selezionate le stesse impostazioni di scatto. Scattate e vi accorgerete subito che la foto non ha la stessa qualità.

Immagine scattata dallo stesso telefono con le stesse impostazioni (Image credit: Future)

La differenza che potete notare qui sopra deriva dal fatto che, scattando in modalità manuale, lo smartphone riduce il livello di elaborazione dell’immagine. Una vera fotocamera (non smartphone) non supporta lo stesso livello di elaborazione nativo e si basa principalmente sul triangolo dell'esposizione. Nei moderni smartphone, questo sistema conta sempre meno. Funzioni come la modalità notturna incrementano ulteriormente il divario tra i dispositivi.  

L'abilità degli smartphone di adattarsi alle istruzioni dall'utente sovrascrivendo le impostazioni di scatto è ciò che gli consentirà di superare le fotocamere dedicate.

Attenzione, non stiamo dicendo che le reflex rischiano di diventare obsolete, ma che ci sono una serie di cose che un buon telefono può fare meglio di una fotocamera. Ad esempio se si scatta in “Night mode”, lo smartphone è in grado di capire che il tempo di esposizione va aumentato, ma non troppo, quindi invece di effettuare un lungo scatto rischiando di ottenere un’immagine mossa acquisisce più immagini, le sovrappone per aumentare l’illuminazione, riduce le alte luci e migliora le ombre, oltre ad effettuare piccole regolazioni per ottimizzare l'aspetto generale dello scatto. E siamo solo all’inizio...

Sfida alle fotocamere 

L’astrofotografia è da sempre un genere riservato alle fotocamere (e alle ottiche) di fascia alta, ma oggi è possibile entrare in questo mondo anche con gli smartphone grazie ai sistemi AI (Intelligenza Artificiale) dedicati agli scatti notturni. Riuscire a immortalare le costellazioni con uno smartphone e un treppiede, pur non avendo alcuna conoscenza di come esporre o mettere a fuoco un’immagine e senza disporre di un supporto che traccia e compensa la rotazione terrestre (Astrotracer), è davvero un’idea allettante. 

Detto ciò, alcuni smartphone offrono delle opzioni manuali per le lunghe esposizioni. Non si tratta di nulla di particolarmente tecnico, ma è un’opzione che va utilizzata con criterio anche se si sta scattando con una fotocamera. In aggiunta i telefoni producono immagini finite, pronte per essere condivise. La fotografia notturna è solo una delle aree nelle quali gli smartphone sono migliori. Questi infatti si rivelano ottimi anche in termini di gamma dinamica, messa a fuoco, sistemi di stabilizzazione, registrazione audio, resistenza ai fattori ambientali e nelle raffiche o scatti multipli che dir si voglia.  

Sembra ovvio dirlo, ma gli smartphone sono ormai giunti al limite in termini di hardware e non ci sono molti modi per migliorarne le specifiche con la tecnologia corrente. Certo, i sensori potrebbero diventare ancora (di poco) più grandi, le aperture possono essere aumentate, ma ormai si parla di migliorie marginali. C’è anche da dire che questi aggiornamenti potrebbero persino avere degli effetti collaterali. Un grande sensore combinato con un’apertura maggiore è l’ideale per i bokeh, ma se si esagera si corre il rischio di produrre una fotocamera che soffre molto nelle macro. Questo effetto collaterale è dato dal piano di messa a fuoco, che diventando estremamente sottile rischia di non riuscire focalizzare il soggetto nella sua interezza.  

Ciononostante, anche in questo caso, il software può risolvere il problema con il “focus stacking”. Come suggerisce il nome, questa tecnica consiste nello scattare più foto con parametri identici ma con punti di messa a fuoco differenti. Una volta ultimato il processo di acquisizione, le immagini vengono combinate prendendo in considerazione il punto a fuoco per comporre un’unica fotografia perfettamente a fuoco.

L’intelligenza artificiale è meglio dei comandi manuali? 

Google Pixel 4a

(Image credit: TechRadar)

Spesso i produttori si trovano a scegliere se dare priorità alle funzioni manuali per consentire agli utenti di personalizzare gli scatti o se aggiungere più funzioni dedicate per facilitare l’esperienza d’utilizzo. Aziende come LG, Samsung e Huawei sono più orientate verso la prima opzione mentre Apple e Google preferiscono la seconda. Nessuna delle due si può definire sbagliata, dato che dare all’utente un’opzione che potrebbe non saper utilizzare può generare risultati negativi. Ed è proprio qui che la fotografia computazionale e l’Intelligenza Artificiale entrano in gioco per risolvere i problemi offrendo una vasta gamma di funzioni automatiche. 

A tutti piace fare belle foto e i produttori di smartphone vogliono aiutare i loro clienti a ottenere buoni risultati.

Una volta che compreso il fatto che ogni immagine è il risultato di una combinazione di impostazioni e funzioni, le possibilità di infrangere questi schemi cresce esponenzialmente. Potrebbe anche accadere che i produttori decidano di smettere di imitare le fotocamere per focalizzarsi su soluzioni alternative.

L'utilizzo di più lenti sugli smartphone è un classico esempio di come si possano raggiungere alti livelli di versatilità quando le capacità della fotocamera sono limitate. Le lenti a focale multipla sono l’esempio più popolare di questa tecnologia. I sensori monocromatici sono in grado di incrementare la gamma dinamica e migliorare la tonalità, campo in cui le immagini in bianco e nero eccellono. In breve, gli smartphone continuano ad adattarsi e superare le fotocamere convenzionali grazie a delle sofisticate combinazioni di hardware e software. Ci troviamo di fronte a una vera e propria rivoluzione in ambito fotografico.

Alcuni produttori stanno persino implementando dei filtri ND ottenuti tramite lenti elettrocromatiche in grado di controllare la quantità di luce che entra nella fotocamera variando in opacità. Per quanto possa sembrare complesso, questo processo è in grado di aprire nuovi orizzonti come le riprese cinematografiche, evitando che la velocità di esposizione venga modificata ogni volta che cambia l’esposizione, o operazioni più complesse come le lunghe esposizioni diurne.

(Image credit: Aakash Jhaveri)

Probabilmente i futuri iPhone e Pixel avranno una maggiore versatilità grazie a queste funzioni, piuttosto che con i controlli manuali.

In un tempo in cui i limiti fisici delle fotocamere sembrano raggiunti, l’hardware è destinato a diventare sempre meno importante. Volete sapere la parte migliore? Dato che si va verso funzioni basate sui software, i vostri smartphone potrebbero migliorare progressivamente man mano che nuovi modelli vengono testati e sviluppati.

Questo articolo ha lo scopo di esplorare quello che potrebbe essere il futuro prossimo della fotografia, ora che gran parte dei produttori sono orientati a implementare un numero crescente di software basati sull’intelligenza artificiale. In teoria, questo consentirà di indicare al nostro smartphone la tipologia di scatto che vogliamo ottenere, realizzando foto “perfette” con il minimo sforzo. 

Un futuro nel quale gli smartphone renderanno la fotografia accessibile a tutti potrebbe essere più vicino di quanto pensiate.

Se siete dei fotografi o volete avvicinarvi a questo mondo date un'occhiata alle nostre guide dedicate alle migliori fotocamere:

Aakash Jhaveri

Aakash is the engine that keeps TechRadar India running, using his experience and ideas to help consumers get to the right products via reviews, buying guides and explainers. Apart from phones, computers and cameras, he is obsessed with electric vehicles.